“Dieci volte devi ridere ed esser lieto lungo il giorno: altrimenti lo stomaco ti disturberà la notte, lo stomaco, padre dell’afflizione”. (F. Nietzsche)

Chi lo avrebbe mai detto? Non si finisce mai di imparare.
Il filosofo tedesco Fridrich Nietzsche non era certo medico, eppure indovina una cura di straordinaria efficacia per le patologie gastriche.

     Non so bene se per afflizione intendesse i bruciori di stomaco, le gastriti, le ulcere di varia specie. Forse pensava allo stomaco chiuso. Tutti sappiamo di cosa si tratta: la così detta bocca dello stomaco stretta nella morsa dell’ansia.
Comunque sia, quel che conta è la prevenzione. Di gran lunga più saggia di ogni cura per quanto miracolosa possa venir presentata. Dunque, obiettivo evitare che lo stomaco faccia le bizze nella notte.

     Se per afflizione intendiamo qualcosa che ha a che fare con la sofferenza e la prostrazione, allora siamo davanti a qualcosa di poco piacevole che vogliamo ad ogni costo scongiurare. Di patimenti, nessuna voglia. Notturni poi, men che meno.

     Quel che incuriosisce è poi il dire che di questa bella compagnia del buio sarebbe padre nientemeno lo stomaco, il quale altro non è che quell’organo cavo, a forma di sacco, posto tra l’esofago e il duodeno. Lì gli alimenti subiscono le prime trasformazioni ad opera dei succhi gastrici.

     Farà dunque danni la notte questo organo della digestione se non verrà ben trattato di giorno. Non so se sia una sorta di vendetta, ma certo Nietzsche aveva grande finezza psicologica nell’intuire questo genere di cose e ci vedeva lontano: l’afflizione notturna è provocata da uno stomaco triste di giorno.

     Non sembra essere intuitivo questo nesso, ma, si sa, il filosofo tedesco amava i paradossi. E attraverso di essi offriva spunti di verità quasi mai avvertita spontaneamente. Giorno e notte, letizia e afflizione: opposti bisognosi di armonia!

     Osservavo che, per estensione e in senso metaforico, si usa chiamare stomaco anche la capacità di resistere al fastidio che certe situazioni comportano o certe persone suscitano, come in espressioni del tipo… ci vuole un bello stomaco a…

     Dunque, tanto come organo che come capacità, lo stomaco diventa un disturbatore della riposo notturno causando una spiacevole afflizione se non viene tenuto allegro durante la giornata.
Ecco quindi formulata la soluzione alle patologie gastriche: Dieci volte devi ridere ed esser lieto lungo il giorno se vuoi scongiurare un patimento notturno che dovrai curare poi quasi inevitabilmente con farmaci.

     Dico quel che ho capito.
     La qualità del riposo notturno dipende da come viviamo la nostra giornata. Qualità per qualità: la tua notte dipende dal tuo giorno.

     E credo che lo stomaco sia assunto qui a rappresentare il malessere dell’intero organismo in preda all’afflizione. Forse è proprio lui il primo a disturbare il sonno, ben avanti il capo e l’intestino. Lì si produce acidità, fisica e psicologica. Entrambe segnalatrici di disagio esistenziale.

     Comunque sia, senza indugiare oltre in ulteriori analisi, provare per credere.
Gli afflitti dal bruciore di stomaco, uomini e donne, sono numerosi ovunque e anche di varie età: le soluzioni mediche loro offerte quasi sempre sono in qualcosa… da ingerire. Il piacere del riposo poi può essere, come ho già detto, ucciso a colpi di Tavor. Si fa quel che si può, sempre in conseguenza del proprio grado di consapevolezza.

 

     Proviamo a rendere maggiormente liete le nostre giornate. Non è poi tanto difficile. Basta compiere delle scelte. Scegliere la felicità, per esempio.

     Ridere almeno dieci volte al giorno non è impresa disperata. Prendila come una sfida. Nel mio caso, ho scelto: non rido perché sono felice; sono felice perché rido. E con lo Yoga della risata lo puoi fare quando vuoi.

     Allora, se ami il tuo stomaco e vuoi impedirgli di disturbarti nella notte e diventare il capobanda della congiura che porta afflizione nel tuo riposo, ascolta il saggio filosofo: ridi.

     Non porti tante domande, fallo e basta.