Oh, rabbia! Così s’indisponeva Winnie Pooh. Così, simpaticamente, l’orsetto goloso di miele manifestava il suo disappunto .

Con l’evoluzione della specie arrivano invece i paroloni e le parolacce. Visi paonazzi, travasi di bile, gesti inconsulti. Una vera tempesta emozionale. E ormonale!

Tempi di rabbia. Ahimè. Tanta per altro. Debellata presso cani e gatti, la rabbia è una sindrome che imperversa più che mai presso gli umani. Udite! Viene definita una malattia infettiva che da alcuni animali passa all’uomo tramite morso. E provoca gravi disturbi al sistema nervoso e idrofobia.

Può essere mortale.

Ma una morte non istantanea. Una lenta agonia con degenerazione del sistema relazionale. Decadimento di ogni sano rapporto, prima che con gli altri, con se stessi.

Signori, la rabbia è autolesionismo puro!

Non conviene proprio. Va contro ogni più elementare buon senso perché reazione appunto insensata.

Effetto collaterali? Sì, per Bacco! E devastanti per giunta. Il primo è il tuo rapido invecchiamento.

Pensaci, cosa attenderci da una violenta irritazione, il più delle volte accompagnata da parole o da azioni incontrollate? Nei moti di collera, negli attacchi di ira, nei fremiti di furore, quali benefici, se non le rughe che si scavano più fonde? Ogni volta, un nuovo genocidio cellulare.

E quale farmaco pensi ti possa curare? Quale luminare della medicina?

Si dirà che i motivi e le occasioni per arrabbiarsi sono parecchi. Innumerevoli e quotidiani. Con tanti. Parenti, vicini, colleghi e via fino al Padreterno. E, per non far torto, anche a Belzebù!

Voler bruciare il mondo, non è una novità. Cecco Angiolieri ne ha fatto una poesia rimasta celebre, ma da tempo immemorabile la rabbia è sentimento cha ha animato la storia. Sentite un po’ che vigore:    

S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo
s’i’ fosse vento, lo tempesterei
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei
s’i’ fosse Dio mandereil’en profondo

S’i’ fosse papa, sare’ allor giocondo
tutt’i cristiani imbrigherei
s’i’ fosse imperator, sa’ che farei ?
a tutti mozzerei lo capo a tondo

S’i’ fosse morte, andarei da mio padre
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui

similimente faria da mi’ madre
S’i’ fosse Cecco come sono e fui

torrei le donne giovani e leggiadre
e vecchie e laide lasserei altrui

Eh, caro poeta, rabbie vecchie le tue. Di molti prima di te e di tantissimi anche ben dopo di te.

Soluzioni?

Non saprei, ma un po’ di sana goliardia non guasterebbe.

Intendo, divertirsi. Con poco.

Sì, proprio come fanno i bambini piccoli.

Semplicemente. Spontaneamente.

Che palle tutta questa serietà. E che sussiego a prendersela con questi e quelli, causa delle ripetute ire.

Ben venga un po’ di ebbrezza che distolga lo sguardo dai propri malesseri! Sollievo da quotidiane arrabbiature e allontani collere e ire contro il mondo intero.

Come il buon Cecco, toscanaccio verace, c’è chi tiene in esclusiva considerazione soltanto tre cose… la donna, la taverna e ‘l dado. Gli unici svaghi che per molti sono in prima linea nel fare davvero lieto il cuore.

Non c’è in fondo nulla di nuovo sotto il sole: sesso, tavola e soldi restano la principale bandiera dell’umano benessere e, d’altro canto, come dar torto? Amplessi, cibo e liquidità sono una bella miscela che rallegra gli animi provati da preoccupazioni e paure di ogni genere.

Spazio per tutti. Possibilità infinite di vivere la propria avventura umana.

 

Però se io fossi fuoco…

infiammerei il mondo di risate,

se fossi vento porterei ovunque un sorriso,

se fossi acqua laverei ogni tristezza

 

E se fossi Dio, beh allora farei il miracolo:

Trasformerei il mondo in una risata universale ed eterna!

Con ridente amore!