Ah sì, niente è più forte di un’abitudine! E chi di noi non è pieno di abitudini accumulate in anni di azioni ripetute?

Eccoci: personaggi sul palcoscenico della vita a fare e rifare senza troppo riflettere quel che abbiamo fatto e rifatto per tempo. Per decenni. Non di rado per un’intera vita.

Lo diceva Ovidio nelle pagine dell’opera in cui insegna l’arte di amare (di amare le donne, per la precisione). E nella sua lingua suonava così: Nihil adsuetudine maius. Saggezza di prima grandezza! Di quella saggezza che schiarisce le idee.

Qualcuno fa distinguo tra buone e cattive abitudini. Mah. Ritengo che bisogna piuttosto guardare ad esse con sereno distacco e considerale semplicemente per quel che sono, ovvero delle tendenze ad agire in modo determinato e costante. Insomma, niente che coinvolga giudizi morali sul bene o sul male. I quali, come si sa, provengono da coloro che sanno, sempre e per certo, cosa è buono e cosa è cattivo. Luminari, perbacco. 

Le si possono chiamare anche consuetudini o inclinazioni. Possono essere anche disposizioni naturali, tuttavia basta il buon senso  per capire che le abitudini si acquistano attraverso la ripetizione delle stesse azioni. Giorno dopo giorno. Inesorabilmente.

Si dica quel che si vuole, ma un’abitudine è forte. È una vera potenza! Basta vedere quanta fatica ci vuole per cambiarla. Mi pare salutare amare le proprie abitudini. Quali che siano, perché sono le nostre. Perché le abbiamo create noi.

E noi possiamo scegliere quali mantenere e quali lasciare andare.

Ah, che bello lasciare andare. Che bello dare congedo e libertà a quelle consuetudini che ormai ripetono solo la tanta diffusa infelicità!

E che gioia lasciar spazio invece all’ispirazione che porta abitudini nuove. Cariche di conseguenze.  

Ridere spesso. E di gusto. 

Un’abitudine che fa bene al cuore.