Sarà capitato certamente anche a te di sentire qualcuno che si lamentava di soffrire per colpa di un’altra persona. Forse la famosa frase ho sofferto molto a causa sua l’abbiamo pronunciata anche noi. In un passato lontano o neanche tanto.

E qui non è questione del vecchio adagio il quale sentenzia che “chi è causa del proprio mal pianga se stesso”. No, perché, al contrario, noi imputiamo la causa del nostro male proprio a qualcun altro. Con un nome e un volto. L’uomo o la donna che riteniamo responsabili della nostra sofferenza.

Dirò in poche righe il mio punto di vista. E lo farò a partire  da una storia che ho trovato molto istruttiva e illuminante sulla natura profonda della nostra sofferenza.

Un rondinella stava sopra un filo, sola. Con un’ala si copriva uno dei due splendidi occhietti e piangeva. Pianse sola, senza trovare pace, per tutto il lungo giorno. Fino al momento in cui, tramontato il sole, un vecchio gufo la vide e volò verso di lei. Si appoggiò allo stesso filo e le si accostò per osservarla meglio.

“Perché piangi, piccolina? – esordì il gufo intenerito dalle lacrime della rondinella. Senza rispondere e continuando tra i singhiozzi, tolse l’ala dal bel musetto e mostrò lo scempio.

“Ah, ora capisco – esclamò sorpreso e scosso il rapace. Piangi perché il corvo ti ha cavato l’occhio”!

“No – rispose la rondinella, affranta, ma consapevole. Non piango perché il corvo mi ha cavato l’occhio. Piango perché gliel’ho lasciato fare”.

In fondo, l’essenziale è tutto qui. Della nostra sofferenza siamo responsabili noi. Come di quel che entra ed esce dalla nostra vita.  

E questo non vale solo per la sofferenza o il dolore, ma anche per il piacere e la felicità. Diciamo o abbiamo sentito dire: “Mi fai soffrire” oppure “Mi rendi felice” rivolto a qualcuno e pensiamo che sia davvero così.

Come dire che qualcun altro è la causa della nostra sofferenza o della nostra felicità. Possibile? Possibile che fattori così importanti per la qualità della nostra vita non dipendano da noi stessi? Siamo dunque in balia degli eventi?

I nostri giudizi su quel che ci accade sono sovente più dettati dalle emozioni che ci evocano che dalla consapevolezza di chi siamo. Attribuire ad altri la causa del nostro bene o del nostro male tradisce la nostra poca coscienza di noi stessi.

Direi meglio, poca consapevolezza della Vita.

Riassumerei così: quando siamo felici significa che siamo in sintonia con la Vita. Quando, di contro, soffriamo, significa che stiamo nuotando contro corrente. Cioè non nella direzione e nel senso della Vita. La Vita è la misura di tutto.

Allora, se soffri, non prenderla con qualcuno. Non prendertela men che meno con te stesso. Non prendertela con nessuno. Oltre ad essere sterile, incolpare qualcuno non ti fa sentire meglio. Se poi scivoli nel risentimento allora il danno è doppio.

Non so se sia una soluzione che va bene a tutti, tuttavia il principio secondo il quale prevenire è meglio che curare apre una via che porta grandi soddisfazioni. Avviarsi sulla strada della consapevolezza e perseverare nella ricerca di una sempre maggiore sintonia con la Vita non mancherà di portare buoni frutti.

Nessuno fa soffrire nessuno. Nessuno rende felice nessuno. Possiamo fare questo: coltivare la nostra felicità attraverso scelte consapevoli di amore per la Vita e per noi stessi.

Così facendo trasmetteremo solo positività contagiosa capace di creare relazioni armoniose dove nessuno accusa gli altri di nulla, ponendo fine alla tirannia della paura.

A parer mio, tra le gioie più grandi della vita c’è la consapevolezza della verità che Tutto Dipende da Te. Una volta che questa certezza ti entra nelle viscere, sarai tanto consapevole del tuo valore che sarai portato a fare ogni giorno scelte che ti procurano felicità. La felicità ti farà da scudo ad ogni paura.

La soluzione a tutto credo che sia nello stare dalla parte della Vita.

E del suo Mistero.

Sìì felice di essere qui.